Gran parte del gomitolo elettorale è stato ormai sgrovigliato,
senza grossi danni né particolari strascichi, a parte
qualche sparuta sortita di qualche gola incontinente
centrodestrista (se cambiassero qualche faccia non avrebbero
che da giovarsene), soprattutto per via dei voti dei
senatori a vita al Senato. Se hanno votato per il Prode
vorrà pur dire che infondeva loro maggior fiducia di
televenditori ambulanti tra Segrate,
Arcore
e Via dell' Animaccia, o no? Anche le ultime elezioni
amministrative hanno confermato, con le preferenze accordate
a sindaci e presidenti uscenti, un quadro di sostanziale
stallo, dove però la compagine polista ha perso ulteriormente
consensi. In generale, visto che in Sicilia si è assistito
alla consueta, sfacciata valanga di pizzini, invano
contrastati da chi ha avuto, in famiglia, un alto servitore
dello Stato finito vittima di quella stessa piovra omertosa
e viscida. Resta un' ultima occasione di voto, la pronuncia
popolare sulla costituzione, o meglio su quello che
ci hanno pasticciato sopra i vari D'Onofrio e Calderoli,
rari esempi di azzeccabugli dirottati in politica. Immaginate
un testo vergato su una pergamena scampata all' ultima
guerra mondiale in cui sono confluiti la saggezza e
le sofferenze di chi si era opposto, con principi e
storie diverse, alla deriva fascista. Su quel testo,
che è stato alla base della Repubblica italiana, si
è accaponita, in alcune serate estive in montagna, una
ciurma di volonterosi nordisti affiancati da avvocatucoli
da un tanto a comma, armati della matita rossa e blu.
Mentre i padri della Carta costituzionale uscita dalle
ceneri dell' Italia postbellica si stavano rivoltando
nella tomba, il piccolo grande capo li lasciava divertire,
in ben altre faccende affaccendato... C'è da pronosticare
un riassestamento politico su questo punto, a meno che
chi vuol mettere la sordina al referendum, non inviti,
come fece Dantes buonanima, ad andare tutti al mare...