|
ALTIFORNI E BASSIFONDI
|
Se una sera d'autunno un viaggiatore, stanco di trasbordare
coi suoi bagagli, vede
le calli stringersi e le luci farsi più rade nella
zona meno turistica adiacente al porto principe della
Catalogna; nota infittirsi il sudiciume e moltiplicarsi
i cartelli "piso en venta" o "a llogar";
ode echi di voci e melodie originarie di altri lidi (l'
altra sponda del Mare Nostrum) indistinti dal fracasso
dei litigi di capannelli di disperati fuori dalle bettole;
scorge in una nicchia con fontanile un travesta che lavora
di rigatone e, girato l' angolo, una ciurma vociante di
battone che si contendono i clienti occasionali; capisce
da tutti questi fattori che è giunto alfine all'asilo
che lo attende.
Potrebbe essere l'incipit di un racconto con spunti da
Calvino, Saramago o Genet, è invece l'approccio
al lato più oscuro di Barcellona, che per altro
verso è una delle città più belle
e godibili al mondo (una recente statistica la pone al
quinto posto tra le capitali dove è più
appetibile l'apertura di un
negozio). Eppure il contrasto tra la città da bere
e la Rambla del Raval, il quartiere dei reietti, è
stridente: un intreccio di residenti meno abbienti, immigrazione
clandesina e contrabbando di hasisch. Due facce della
stessa medaglia.
Ma cosa c'entra codesto sproloquio con la Fiera erotica?
Tutto e niente. Per contrapposizione con la patina nitida
e gaudente del mondo hard illuminata dai riflettori, e
anche - inciso che spero venga ben inteso - per denotare
come la pornografia abbia una radice comune che sottende
il divertimento soggettivo da un lato e le regole del
mercato dall'altro: non a caso puoi trovare casi limite
di prostitute che vorrebbero fare un salto di qualità
e fior di pornostar che invece cercano un più remunerativo
percorso inverso.
Per speculum et in enigmate. |
|
|
|