GROSSO GUAIO A CHINATOWN
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La comunità cinese di Milano, la più antica
d' Italia, raccolta nella zona di via Paolo Sarpi, via
Bramante, via Procaccini e via Canonica, è in fermento.
E' uscito un polverone con tanto di agenti feriti e occhi
a mandorla pestati. Poi manifestazioni incrociate,
dibattiti, interventi consolari a calmare gli animi.
La sensazione è siano stati provocati: e la macchina,
e il carrello, e la licenza, e l' orario. Da qualche settimana,
dopo le richieste della signora Petrolio, sindaco di Milano,
c'era una presenza stazionaria di vigili e forze dell'
ordine inferiore forse solo alle truppe Nato a Kabul.
Ora, far perdere la pazienza ai cinesi non è cosa
facile come a dirsi. Se ci fossero altre etnie la situazione
sarebbe insostenibile da parecchi anni. Fino al grosso
guaio (che Confucio li perdoni) i cinesi si erano sempre
visti i cazzi loro, regolando le questioni "all'
interno dello spogliatoio".
Come spesso accade quando scatta il casus belli - dai
tempi delle guerre omeriche - ci sono di mezzo due donne.
Si accende la scintilla, la goccia fa traboccare il vaso
che era giunto all' orlo...
Sia chiaro che sul sistema cinese di gestire i traffici
di quartiere se ne possono dire di crude (contraffazioni
e sfruttamenti vari). Una cosa è certa: il loro
è un mondo a parte, e l' integrazione tra due civiltà
dalle radici così consolidate è un problema
grosso, culturale anzitutto. Il discorso si allarga e
il tempo stringe. Gente che lavora comunque... |
aprile 2007
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